Costruiamo Gentilezza

Cazzola Ilaria

Località: Emilia Romagna
Ente: insegnante Primaria
Intervista conoscitiva

Da piccola chi è stato il tuo “insegnante” di gentilezza?

Da piccola la mia insegnante di gentilezza è stata nonna Iride. Ricordo come fosse ieri, com’era sempre dolce con me e il mio cuginetto; ci ha insegnato con ogni suo gesto, quanto sia importante prendersi cura degli altri ascoltando le loro emozioni con sensibilità, attenzione e responsabilità.

Ciao, mi manchi, come stai? Io ti voglio bene, sai?

 

Come insegni agli alunni la gentilezza?

Cerco di mettere gentilezza in ogni gesto o parola che ci scambiamo nel nostro piccolo “mondo-classe”, di comunicare con le mie azioni ai bambini che la vera forza, quando saranno adulti consapevoli, sarà essere gentili. Possiamo anche fare leva sulla grande problematica che stiamo vivendo oggi, donandola in chiave giocosa ai  bambini, spiegando che la gentilezza è il vero “virus” che oggi deve espandersi nelle vite di tutti. Ritengo sia molto importante in quest’ottica trasmettere agli alunni che dovranno essere loro il primo grande cambiamento che vorranno vedere e trovare nel mondo. Ricordiamoci sempre che si cambia per due motivi: paura ed amore, indirizziamo con coraggio i bambini nella direzione giusta.

I cuori gentili sono giardini. I pensieri gentili sono le radici. Le parole gentili sono i fiori. Le buone azioni sono i frutti.

 

Una parola gentile che usi sovente con i tuoi alunni?

“GRAZIE!”

Da quando abbiamo parlato delle parole gentili e della loro importanza i miei alunni di classe Prima hanno dimostrato di tenere moltissimo ad utilizzarle. Addirittura lo ripetono tutti e 14, uno dopo l’altro, ogni volta che gli consegno qualcosa!!!

Riempi il mondo di bellezza, spargi ovunque gentilezza!

 

Come può la gentilezza aiutare i bambini a vivere la scuola più serenamente?

La gentilezza deve essere presenza costante a scuola, con essa infatti creiamo per i bambini un clima di positività e di apertura, in cui possono sentirsi liberi di esprimere i loro pensieri e le loro sensazioni. Noi insegnanti dobbiamo impegnarci ad entrare in empatia con i nostri piccoli alunni; soltanto in questo modo possiamo immaginare la realtà dell’altro, entrarne in contatto e non averne più paura.

Qual è il doppio di sei? Siamo!

Quando un alunno sbaglia, come lo correggi con la gentilezza?

Cerco di spiegargli l’errore con molta serenità, senza perdere mai la calma, utilizzando un tono di voce pacato e costante ma fermo. Mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi, aggiungo gesti accoglienti delle mani che accompagnino le parole, cerco di incoraggiarlo e di non farlo sentire solo, vorrei che la mia presenza rappresentasse per lui un aiuto. Anche se indossiamo la mascherina cerchiamo comunque di far percepire il nostro sorriso tramite gli occhi. Vicinanza, ascolto e comprensione infatti devono essere le nostre parole d’ordine; solo così potremo far comprendere ai nostri piccoli alunni che sbagliare non deve fare paura o scoraggiare, ma anzi, è proprio dal nostro ultimo errore  che possiamo davvero capire come ripartire, senza paura ma con fiducia e coraggio.

A casa, in strada, a scuola, una piccola parola, può mutare un triste viso, nella gioia di un sorriso.