
Cofano Vincenza

Intervista conoscitiva
Da piccola chi è stato il tuo “insegnante” di gentilezza?
I miei insegnanti di gentilezza, da sempre, sono stati i miei genitori. Mi hanno trasmesso amore per la gentilezza e per le buone pratiche che la veicolano, al punto che il sorriso non manca mai, ancora oggi, sulle mie labbra e cerco sempre di aver cura di chi ho davanti.
Come insegni agli alunni la gentilezza?
Insegno la gentilezza ai miei alunni rivolgendola prima a loro, quotidianamente, avendo massimo rispetto per il loro essere e regalando piccoli gesti gentili in ogni occasione.
La gentilezza che si vive sulla propria pelle diventa il motore più forte per diventare gentili.
Una parola gentile che usi sovente con i tuoi alunni?
“Per favore”, parola che a volte sembra cancellata dal vocabolario di alcune persone.
Come può la gentilezza aiutare bambini e ragazzi a vivere la scuola più serenamente?
La gentilezza migliora le relazioni, favorisce l’accoglienza e rafforza il gruppo di alunni che anziché mancarsi di rispetto o escludersi o prendere in giro si impegnano con tutte le loro forze a essere gentili, a ricorrere a buone pratiche di gentilezza, ripetendo quelle proposte o inventandone altre.
Quando un alunno sbaglia, come lo correggi con la gentilezza?
Gli parlo senza alzare il tono della voce, gli faccio comprendere l’errore e gli indico un modo per non ripeterlo, preoccupandomi che gli altri non lo mettano in difficoltà.
Cosa significa per te essere costruttore di gentilezza?
Costruire la gentilezza è per me costruire fondamentalmente la pace, impegnarsi a colorare il mondo con colori brillanti in contrasto col grigiore della mancanza di rispetto, del bullismo, dell’umiliazione e del senso di solitudine.