Costruiamo Gentilezza

Mazzola Giuseppina

Località: Sicilia
Ente: insegnante infanzia
Intervista conoscitiva

Da piccola chi è stato il tuo “insegnante” di gentilezza?
I miei primi “insegnanti” di gentilezza sono stati i miei genitori. Sin da piccola nella nostra casa l’uso di parole come: scusa, per favore, permesso, ti voglio bene, come
posso aiutarti, era la normalità. I miei genitori per primi le utilizzavano tra di loro nella loro quotidianità, le utilizzavano con noi figli e con chiunque bussasse alla nostra porta (la nostra era una casa aperta a tutti e la nostra tavola sempre pronta per tutti…senza crearsi problemi, si offriva ciò che si aveva). E questo atteggiamento spontaneo e sereno mi è entrato dentro.

Come insegni agli alunni la gentilezza?
Invito costantemente i bambini a riflettere sui loro comportamenti e sulle parole che dicono. Faccio loro notare che un atteggiamento o una parola che per un bambino
può essere “normale”, all’altro può far male. Bisogna sforzarsi di mettersi al posto dell’altro e sperimentare che dire agli altri paroline gentili non è segno di debolezza,
ma di grande sensibilità…e dopo averle dette ci accorgiamo che stiamo tutti bene dentro. Si realizzano disegni insieme o si fanno dei giochi.

Una parola gentile che usi sovente con i tuoi alunni?
“Grazie”, li ringrazio per qualsiasi cosa: un disegno, una carezza, una parolina gentile, un abbraccio, un errore che mi fanno notare…li ringrazio per essere lì,
perché ho la fortuna di imparare insieme a loro.

Come può la gentilezza aiutare bambini e ragazzi a vivere la scuola più serenamente?
L’uso di parole gentili e il praticare gesti gentili rende tutti più sensibili e attenti ai bisogni degli altri, pertanto praticarli fa sì che l’ambiente scolastico sia più sereno,
si è tutti più distesi e le problematiche giornaliere si affrontano in maniera tranquilla. Bisogna creare una didattica della gentilezza, attraverso la lettura,
l’ascolto, la riflessione comune e le buone pratiche.

Quando un alunno sbaglia, come lo correggi con la gentilezza?
Invitandolo a riflettere sul suo comportamento e sulle conseguenze che quel comportamento ha avuto sugli altri, ma anche su se stesso: credo infatti che
commettere uno sbaglio faccia star male. E lo invito costantemente a chiedere scusa, perché questa parolina, a volte tanto difficile da dire, serve a fare stare meglio per primo chi sbaglia e ci fa accogliere nel cuore di chi abbiamo offeso. Porto spesso ad esempio gli adulti, i bambini pensano che noi adulti non sbagliamo mai, non è così, io racconto loro che sbaglio di continuo anche con i miei figli e chiedo scusa.. sempre!

Cosa significa per te essere costruttore di gentilezza?
La gentilezza va insegnata, mostrata, messa in atto fin da piccoli. Oggi più che mai essa è necessaria e va coltivata, così come si coltivata una piantina. La gentilezza non deve essere occasionale, sporadica, ma deve essere coltivata e curata giorno dopo giorno. Non basta essere gentili quando le cose vanno bene e ci sentiamo maggiormente predisposti verso gli altri, anzi, è il contrario. I gesti gentili moltiplicano il proprio valore quando arrivano nei periodi più bui o quando sentiamo di non essere in grado di fare del nostro meglio. Donare un sorriso, una
parola buona, un gesto affettuoso…per migliorare il mondo che ci sta intorno, partendo da noi stessi.