
Niccoli Maria Teresa

Intervista conoscitiva
Da piccola chi è stato il tuo “insegnante” di gentilezza?
Gli insegnanti di gentilezza che ho avuto da piccola sono stati i miei genitori. Ora loro non ci sono più, ma spesso ripenso ai loro insegnamenti che una volta ritenevo eccessivi ma che hanno contribuito a rendermi la persona che sono ora.
Come insegni agli alunni la gentilezza?
Ai miei alunni insegno a vedere sempre il buono e il bello sia nelle piccole cose che in quelle più importanti di ogni giorno, quando mi rivolgo a loro sono sorridente, lasciando i miei pensieri quotidiani fuori dalla porta, e li ascolto sempre a prescindere da quello che vogliono raccontarmi. Leggo loro sempre tante storie incentrate sulla gentilezza, sull’altruismo e l’inclusione. Ogni inizio anno dedico una lezione alla gentilezza, con cartelloni dove loro scrivono le parole gentili che conoscono, così poi per tutto l’anno facciamo riferimento a queste parole o frasi. Per abitudine ogni mia lezione inizia con l’appello delle emozioni, dove possono raccontarsi ed esprimere quello che gli passa per la testa, a volte esprimono pensieri molto profondi, altre volte sono esperienze più “leggere”, ma tutti sono sempre rispettosi dei sentimenti e pensieri altrui.
Cosa significa per te costruire gentilezza?
Costruire gentilezza secondo me significa seminare giorno dopo giorno pensieri positivi, raccontando belle storie, dialogando insieme cercando di insegnargli a vedere il lato bello della vita e aiutandoli ad essere gentili l’uno con l’altro, senza isolare nessuno.
Una parola gentile che usi sovente con i tuoi alunni?
Le parole gentili che uso spesso sono BRAVISSIMO, BELLISSIMO, GRAZIE MILLE.
Come può la gentilezza aiutare i bambini a vivere la scuola più serenamente?
Credo che essere gentili aiuti a vivere più serenamente i rapporti fra i compagni, isolando comportamenti che portano a forme di bullismo e di isolamento sociale,
Quando un alunno sbaglia, come lo correggi con la gentilezza?
Io insegno religione cattolica e solitamente non do mai compiti, ma se succede che in classe do una consegna e l’alunno non ha capito quello che chiedo, nel momento in cui lui mi porta il suo contributo, a prescindere gli faccio i complimenti perché comunque si è impegnato, poi gli spiego a tu per tu cosa avrei voluto da lui e valuto se è il caso di farglielo rifare.