Costruiamo Gentilezza

Poveromo Stefania

Località: Puglia
Ente: Insegnante secondaria 1 grado
Intervista conoscitiva

Da piccola chi è stato il tuo “insegnante” di gentilezza?

Nel mio percorso scolastico è mancato un po’ l’equilibrio; ho sempre avuto il massimo o quasi nulla dai miei insegnanti, ma parlando di gentilezza il mio pensiero va innanzitutto alla prof.ssa Ada Piccaluga, docente di lettere durante il triennio della scuola media “A.Moro” a San Severo.

Come insegni agli alunni la gentilezza?

Sono una docente che progetta sui ragazzi che incontra, a monte pianifico molto poco. Cerco sempre di indagare gli aspetti più autentici dei ragazzi, di chiamarli per nome, di ascoltare le loro parole, di guardare come si muovono, di capire se ci sono emozioni e che tipo di emozioni prevalgono in loro. Dunque li osservo e li ascolto con piacere allo scopo di comprendere quali siano i loro principali bisogni, individuali e di gruppo. Ricapitolando sono certa che la prima forma di gentilezza sia l’ATTENZIONE.

Da questo tipo di attenzione sono nati i miei “Laboratori di lettura ad alta voce”, un atto di cura verso le ragazze e i ragazzi che ho incontrato a scuola e non solo a scuola.

Partendo dai libri, si può parlare di tutto conoscendo meglio alcune cose, parlandone, esprimendo opinioni, cercando soluzioni. Tengo a precisare che queste attività esulano completamente da ogni sorta di valutazione/giudizio.

Una parola gentile che usi sovente con i tuoi alunni?

Credo che un sorriso valga più di mille parole; sovente mi capita di condividere con gli alunni qualcosa di divertente che ci riguardi. Faccio in modo che non manchino le occasioni per sorridere insieme ogni giorno.

Come può la gentilezza aiutare bambini e ragazzi a vivere la scuola più serenamente?

La risposta è già nella domanda. A scuola bisogna stare sereni, la gentilezza aiuta a dare alla scuola il giusto peso nella vita. Nessuno deve sentirsi inadeguato, frequentarla deve essere un’opportunità da non mancare se si vuole star bene con sé stessi e con gli altri.

Quando un alunno sbaglia, come lo correggi con la gentilezza?

Tutti gli alunni dovrebbero sapere dai loro insegnanti che l’errore è fisiologico e che se l’errore fosse un male incurabile, a scuola ci sarebbero i medici al posto degli insegnanti.

“Prendila così, non possiamo farne un dramma…” cantava Battisti.

“DON’T GIVE UP!” è il giusto motto per rimboccarsi le maniche.

Certamente è bene valutare la natura dello “sbaglio”. Se si tratta di una situazione molto delicata, prendo tempo e mi consulto con i miei colleghi. Quanto più la questione è delicata tanto più evito correzioni immediate.

Cosa significa per te essere costruttore di gentilezza?

Essere costruttore di gentilezza ha per me un grande valore immateriale che tutti possono esercitare su una comunità, a prescindere da ogni altro aspetto.

La gentilezza è come il coraggio, viene dal cuore.

Come il coraggio, la gentilezza è solo all’apparenza una virtù individuale, ma in realtà serve a tutti perché va incontro al prossimo, anche se non sempre ce ne accorgiamo.

Se ci trovassimo in una situazione di pericolo, capiremmo subito che il coraggio altrui serve anche a noi. Magari prima non ce ne eravamo mai accorti. Solo quando ne diventiamo consapevoli, il coraggio acquista un grande valore culturale, eppure è una virtù che non richiede studio.

Faccio un esempio. Pierino passeggia di sera; è in vacanza in una località marittima dove non c’è ancora il metano e, passando davanti ad un supermercato, si accorge che si è propagato un incendio. Qualcuno ha già chiamato i Vigili del fuoco e i gestori del supermercato per tirare su la serranda e tentare di salvare il salvabile. A quel punto Pierino viene a sapere che tra la merce in pericolo c’è anche una cospicua quantità di bombole di gas.

Pierino, compresa la gravità dell’accaduto, non attende fra gli astanti l’arrivo dei vigili del fuoco, ma sottrae le bombole alle fiamme prima che sia troppo tardi.

L’indomani l’incendio è ormai domato grazie al lavoro dei Vigili del fuoco durante tutta la notte, ma molti abitanti considerano un tale Pierino “un eroe” a cui devono la vita. Pierino ha infatti estratto dal negozio le bombole del gas prima dell’arrivo dei soccorsi, altrimenti sarebbe saltato in aria tutto il paesino.

Prima quasi nessuno conosceva Pierino, eppure adesso tutti riconoscono la forza salvifica del suo coraggio.

In fondo anche la gentilezza è una forma di coraggio. Anche se sembra che nessuno se ne accorga, rende un servizio a tutti ogni volta che la si esercita.

Infine anche Pierino, pur non avendo una muscolatura possente, si sentirà più forte.

Insomma la gentilezza fa bene a tutti, rendiamola contagiosa!