Costruiamo Gentilezza

Tulone Giuseppe

Località: Emilia Romagna
Ente: insegnante secondaria 1° grado
Intervista conoscitiva

Da piccolo chi è stato il tuo “insegnante” di gentilezza?

Uno tra i miei familiari è stato modello di gentilezza: mia nonna. Alle pietre infuocate del turpiloquio preferiva parole delicate e sommesse anche in momenti di grande sconforto. Come risposta ai dissidi e ai litigi era solita tendere la mano del perdono e della comprensione. Come si prendeva cura del suo giardino trapunto da ogni varietà di fiore, dal più vigoroso al più modesto, così si occupava dei suoi cari e si preoccupava dei più deboli.

Come insegni agli alunni la gentilezza?

Cerco di fornire loro degli esempi di gentilezza innanzitutto con i miei comportamenti (gli alunni sono attenti a come un docente si pone nei loro confronti, ne studiano i gesti, le parole…), e presentando loro – attraverso vari canali comunicativi -situazioni che si verificano spesso nella vita reale, al fine di fargli prendere coscienza dell’importanza dell’essere gentili ed educati e di saper ascoltare l’altro in modo empatico.

Una parola gentile che usi sovente con i tuoi alunni?

Non ti preoccupare, ce la puoi fare

Come può la gentilezza aiutare i bambini a vivere la scuola più serenamente?

In una società dove è facile assistere agli insulti ripetuti e alla conseguente mancanza di rispetto, dal bar sotto casa alle bacheche virtuali passando per i “salotti” televisivi, che non fanno altro che dividere e costruire muri, la gentilezza può essere un ponte per favorire una corretta comunicazione e rapporti tra pari più sereni anche a scuola. Infatti, come ha detto Goethe <<la gentilezza è la catena forte che tiene legati gli uomini”, un collante che ci aiuta a instaurare legami e che favorisce la convivenza civile.

Quando un alunno sbaglia, come lo correggi con la gentilezza?

Portandolo a riflettere sulla conseguenza della sua azione – in modo deciso ma pacato- e sui benefici che avrebbe potuto avere l’uso di una determinata parola/frase al posto di un’altra. L’alunno deve capire e far capire agli altri che è capace di apprendere dai propri errori, mostrando la parte migliore di sé talvolta tenuta nascosta.